RISPOSTA DI ALCUNI ANARCHICI RUSSI ALLA PIATTAFORMA D'ORGANIZZAZIONE
Sobol, Schwartz, Steimer, Volin, Lia, Erventian, Fleshin
Le cause della debolezza del movimento anarchico
... Noi non siamo d'accordo con le affermazioni della Piattaforma (secondo cui la causa principale della debolezza del movimento anarchico si riscontrerebbe nella carenza dei principi organizzativi). E consideriamo questo disaccordo molto importante, dato che le enunciazioni della Piattaforma sollecitano fra i compagni una certa tendenza alla ricerca di organizzazione centralizzata (cioè alla costituzione di un partito), che potrebbe realmente introdurre "una linea politica e tattica nel movimento anarchico". Le affermazioni della Piattaforma ed i loro eventuali effetti implicano precisamente una valutazione erronea dell'importanza e del ruolo dell'organizzazione.
Precisiamo intanto di non essere affatto nemici di una organizzazione anarchica. Noi siamo coscienti di tutto il male che la disorganizzazione del movimento anarchico ha provocato; consideriamo che la creazione di un'organizzazione anarchica è uno dei nostri compiti più urgenti... Ma non riteniamo che l'organizzazione, in quanto tale, possa essere il toccasana di ogni male; in altre parole non esageriamo l'importanza dell'organizzazione e non vediamo né il profitto né la necessità di sacrificare i principi e le ideologie dell'anarchismo stesso per l'organizzazione.
Quanto all'analisi delle cause della debolezza del movimento anarchico, noi ne vediamo diverse:
La "sintesi"
anarchica
Noi non siamo d'accordo con la Piattaforma sul concetto di "sintesi" come agglomerato meccanico; sulla validità della sola teoria comunista anarchica e sulla critica più o meno demolitrice che gli autori del documento muovono alle teorie individualiste e anarcosindacaliste. Siamo invece d'accordo con "Nabat" (l'organizzazione degli anarchici ukraini del 1917-1921), secondo cui "in ogni tendenza anarchica si trovano principi giusti,... per cui è necessario considerare tutte queste tendenze e accettarle". É necessario riunire tutti i militanti che cercano una comune base pratica, che cercano di identificare ciò che vi è di accettabile in ogni tendenza per potere elaborare insieme una piattaforma di unione. Esistono già, d'altra parte, alcuni tipi di simili progetti d'intesa, come la dichiarazione della Conferenza di "Nabat" a Kursk, le risoluzioni di altre conferenze anarchiche del medesimo periodo (pubblicate più tardi dal gruppo anarchico-russo d'Argentina), ecc. Riproduciamo a tal proposito alcuni periodi della Risoluzione del Primo Congresso della Confederazione delle Organizzazioni anarchiche d'Ukraina "Nabat", tenuto il 2 aprile 1919 a Elisabethgrad in Ukraina:
"... La nostra organizzazione non rappresenta un'alleanza automatica di diverse tendenze anarchiche, ciascuna delle quali sia irrigidita sul suo punto di vista e renda perciò impossibile una comune attività di propaganda fra i lavoratori... La nostra organizzazione è un'unione di compagni costituita in primo luogo sulla base di un'analogia su alcuni aspetti principali dei principi di ciascuno, e in secondo luogo per la comprensione della necessità di un lavoro collettivo concordato e organizzato (di tipo federativo)".
Noi siamo del tutto d'accordo con queste posizioni.
L'anarchismo come teoria di classe
Anche per la definizione di questo problema è necessario applicare il metodo della sintesi. Invece di affermare che l'anarchismo è una teoria di classe criticando coloro che pensano di attribuirgli un carattere umanitario, o di affermare - come altri - che l'anarchismo è l'ideale umanitario di tutti gli individui; invece di accusare di deviazione marxista ogni tendenza che attribuisce all'anarchismo un carattere di classe; invece di affermare che l'anarchismo è una concezione individualista, che non ha nulla in comune né con l'umanità in generale, né con la "classe" in particolare; è necessario fare la sintesi di queste posizioni e sostenere che l'anarchismo contiene nel medesimo tempo elementi di classe, elementi umanisti e principi individualisti. Ma ciò che é ancora più importante consiste nel cercare di determinare in maniera teorica e pratica il compito, il ruolo e l'importanza di ciascuno degli elementi indicati nella concezione generale dell'anarchismo.
Sostenere che l'anarchismo non é che una teoria di classe, é come tener conto di uno solo degli aspetti dell'anarchismo medesimo, é un monismo. Giacché l'anarchismo é più complesso, é sintetico e pluralista come la vita medesima. II suo elemento di classe... consiste principalmente nel suo metodo per la liberazione; il suo carattere umanista... é il suo aspetto etico, é la base della società umana; il suo individualismo é lo scopo, l'uomo.
Il ruolo delle masse e dell'anarchismo nella lotta sociale e nella rivoluzione sociale
Su questo problema la tesi della Piattaforma può cosi riassumersi: la necessità di dirigere le masse e gli avvenimenti. Non molto tempo fa nei nostri ambienti predominava la tesi opposta, secondo la quale gli individui e la minoranza cosciente, così come le loro organizzazioni ideologiche, non possono "dirigere le masse", ma semplicemente seguirle e servirle. "Noi - si diceva - non possiamo educare le masse, ma dobbiamo costantemente apprendere da esse se non vogliamo finire nel nulla". Proprio così era visto questo problema.
Era, bisogna dirlo, una posizione molto superficiale e falsa; giacché il problema essenziale, cioé la soluzione concreta della questione rimane senza risposta: il rapporto fra le masse rivoluzionarie e la minoranza cosciente o l'organizzazione ideologica di quest'ultima non é risolto. Evidentemente, rispetto a noi anarchici i partiti politici hanno il vantaggio di aver risolto il problema, nel senso che per essi la questione non si pone neppure: il rapporto masse minoranza é per essi ormai chiarito e ovunque applicato. La soluzione dei partiti é la seguente:
Orbene, noi constatiamo che gli autori della Piattaforma assumono sul problema una posizione assai simile a quella dei partiti autoritari. Ma preferiscono affrontare il problema prendendo prima un atteggiamento cauto: la direzione ideologica degli avvenimenti rivoluzionari e dei movimenti rivoluzionari - scrivono i piattaformisti - non deve in alcun modo essere interpretata come tendenza degli anarchici a prendere nelle loro mani la costruzione della nuova società.
L'idea della necessità di dirigere le masse é in stretto legame, nella Piattaforma, con quella del partito, della linea politica ben definita, del programma determinato, della necessità di dirigere il movimento sindacale, della necessità d'una direzione politica delle organizzazioni destinate a combattere la controrivoluzione. Leggiamo infatti nella Piattaforma che l'Unione anarchica, come organizzazione della rivoluzione sociale, si appoggia alle due classi principali della società attuale - gli operai ed i contadini -, e che essa deve impiegare tutti i suoi mezzi per divenire il pioniere e la guida ideologica delle organizzazioni sindacali dei lavoratori.
Abbiamo quindi un insieme di concezioni... che ci permettono di immaginare la forma concreta della direzione politica e sociale delle masse e degli avvenimenti: sul più alto gradino scorgiamo il partito dirigente (l'Unione Generale); un po' più in basso le organizzazioni superiori degli operai e dei contadini, parimenti dirette dall'Unione; quindi le organizzazioni di massa, le organizzazioni di lotta formate per combattere la contro-rivoluzione, l'armata, ecc.
Orbene, per quanto ci riguarda, non attribuiamo agli anarchici alcuna missione di direzione delle masse e riteniamo che la loro funzione consiste unicamente nell'aiutare le masse, ma solo quando esse hanno bisogno d'un aiuto. Cerchiamo di chiarire meglio la nostra posizione: nelle organizzazioni di massa, a carattere economico e sociale, gli anarchici fanno parte integrante delle masse stesse, agiscono, costruiscono, edificano con le masse. Un campo di azione immenso si apre per gli anarchici fra le masse, per una loro attività immediata, ideologica, sociale e creatrice, a condizione che essi non si pongano in alcun caso al di sopra degli altri. Essi devono innanzi tutto limitarsi all'influenza ideologica ed etica, libera e naturale fra le masse.
Con le loro organizzazioni specifiche (gruppi, federazioni, confederazioni), gli anarchici possono semplicemente dare un aiuto ideologico, ma non giuocare il ruolo di dirigenti. La suddetta idea di direzione, di superiorità, la suddetta pretesa di dirigere le masse e gli avvenimenti, porta inevitabilmente alla necessità, per le masse, d'accettare questa direzione e di sottomettersi ad essa; e d'altra parte trascina i dirigenti verso una concezione di privilegio, di dittatura, di separazione dalle masse ecc. In altri termini, tale idea implica il principio del potere; ed é perciò in contraddizione non soltanto con l'essenza dell'anarchismo, ma con la nostra stessa concezione della rivoluzione sociale la quale, per essere vera deve essere espressione della libera creazione delle masse, senza esser accaparrata da gruppi ideologici e politici.
Il periodo transitorio
Se la Piattaforma rifiuta verbalmente il principio del periodo transitorio, nella realtà lo accetta. Ancor meglio: se la Piattaforma possiede qualcosa di originale, questo qualcosa consiste proprio in questa decisione, nello svituppo dettagliato dell'idea di un periodo transitorio. Tutto il resto della Piattaforma non é che un contorno, un tentativo di giustificare quest'idea, uno sforzo per abituare gli anarchici a quest'idea. In fondo, nessuno può essere messo sotto accusa perché difende un'idea: alcuni anarcosindacalisti russi - per esempio - si sono apertamente battuti alcuni anni fa per la medesima idea. Senonché, ciò che é caratteristico nella Piattaforma, consiste nel fatto che i suoi autori non difendono apertamente e semplicemente l'idea del periodo transitorio. Quest'esitazione, quest accettazione condizionata e nel medesimo tempo questo rifiuto parimenti condizionato sono molto imbarazzanti, giacché impediscono una discussione franca e conseguente.
Per esempio: sulla questione della maggioranza e della minoranza nel movimento anarchico, essi si dichiarano inizialmente concordi con la concezione classica, per poi sollevare l'eccezione avanzando la proposta di compromesso, che dovrebbe essere giustificata da "determinate circostanze" e da determinati "momenti". Senonché la vita non é fatta di "momenti" staccati da tutto l'insieme. Un altro esempio consiste nell'affermazione della Piattaforma per cui le deliberazioni dei soviet e dei consigli di fabbrica saranno realizzate nella vita sociale senza decreti o coercizioni e ciò nonostante dovranno essere obbligatorie per tutti coloro che le accetteranno. Nel caso di rifiuto degli impegni si parlerà di sanzioni e perciò di coercizione e di violenza.
Ecco poi come la Piattaforma giustifica l'idea della costituzione della minoranza guida, dell'obbligatorietà degli impegni, del lancio di una Unione Generale con le caratteristiche proprie del partito. Noi siamo profondamente convinti - sostengono i firmatari del documento - che la costituzione di un governo provocherebbe il fallimento della rivoluzione e trascinerebbe le masse verso una nuova schiavitù; per logica conseguenza noi dobbiamo impegnare tutte le nostre forze perché la rivoluzione prenda un orientamento anarchico. Ma a tal proposito, dobbiamo constatare che il nostro metodo di lavoro artigianale, per piccoli gruppi e circoli, non é più capace di aiutarci a raggiungere questo obiettivo. Per conseguenza, riteniamo che gli anarchici devono mettersi d'accordo preliminarmente fra loro e nelle loro organizzazioni anarchiche.
Evidentemente sarà l'Unione anarchica che dirigerà e deciderà in caso di disaccordo. Ecco quindi a cosa si riduce la questione.
La medesima contraddizione sulla questione della difesa della rivoluzione si riscontra in un altro passo della Piattaforma: a chi obbedirà politicamente l'armata? Giacché i lavoratori non appartengono a un solo mestiere essi formeranno diverse organizzazioni economiche. L'armata dovrà appunto obbedire a queste organizzazioni. Viene cosi accettato il principio di un'armata e quello dell'obbedienza della medesima a organizzazioni sindacali degli operai e dei contadini. É proprio questo il periodo transitorio! Durante questo periodo, in merito alla libertà di stampa e di parola, i membri del gruppo della Piattaforma ritengono che vi potranno essere dei momenti particolari, in cui la stampa potrebbe essere utilizzata in maniera negativa. In tal caso essa sarà limitata nell'interesse della rivoluzione. Senonché, chiediamo noi, chi giudicherà di questi momenti particolari e chi deciderà le limitazioni? Sarà evidentemente il Potere di sempre, anche se diversamente chiamato. Aproposito poi del principio anarchico "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni", il gruppo della Piattaforma afferma che questo principio é la pietra miliare di tutto l'anarchismo comunista. Ma lo afferma come questione di principio; giacché poi in pratica, la realizzazione del principio dipenderà dalle realizzazioni dei primi giorni della rivoluzione sociale. E torniamo daccapo ai momenti, alle circostanze famose. È proprio questo il principio transitorio! Per quanto ci riguarda, é chiaro e logico che l'idea della necessità di dirigere le masse e gli avvenimenti presuppone inevitabilmente l'idea dell'incapacità delle masse stesse a guidare gli avvenimenti, e per conseguenza la necessaria esistenza degli elementi del potere e di un periodo transitorio. Noi infatti consideriamo che l'essenziale della rivoluzione sociale consiste proprio nel ruolo delle masse lavoratrici le quali, impegnate nel colossale processo di distruzione sociale preparato, in primo luogo, dalla loro esperienza storica, possono infine realizzare liberamente, coscientemente e attivamente la società libera.
La produzione
Come considerare il problema della produzione? Sarà essa centralizzata e pianificata, come vogliono i bolscevichi, o al contrario sarà decentralizzata e su base federalista?
È una delle questioni più importanti. La Piattaforma sostiene che:
"le funzioni organizzatrici della nuova produzione saranno attribuite a organismi amministrativi creati appositamente a questo scopo dalle masse lavoratrici: soviet operai, consigli di fabbrica o amministrazioni operaie delle imprese e delle officine. Questi organismi collegati fra loro nell'ambito d'un comune, d'un distretto, e quindi di tutto il paese, formeranno le istituzioni del comune, del distretto e, infine, l'organizzazione generale e federale di gestione della produzione. Eletti dalle masse e poste costantemente sotto il loro controllo e sotto la loro influenza, tutti questi organismi saranno sistematicamente rinnovati...".
La Piattaforma accetta quindi il sistema centralista e meccanico, opponendogli la sola correzione costituita dalle elezioni.
Ma é chiaro che le elezioni non saranno sufficienti a risolvere il problema. Noi pensiamo che la sostituzione di un gruppo di amministratori per mezzo delle elezioni cambierà ben poco, non potrà per nulla rianimare un corpo meccanico già morto... Per noi, la partecipazione delle masse della popolazione non si deve unicamente limitare alla funzione elettorale, ma deve consistere nella partecipazione diretta e immediata nella realtà della produzione, nell'organizzazione stessa del processo produttivo. Per questione di principio, noi non siamo affatto contro i comitati (comitati di fabbrica e di officina), né contro la necessità di un legame e di una coordinazione fra i medesimi.
Senonché queste organizzazioni possono manifestare delle caratterisdche negative: immobilismo, burocratismo, tendenza all'autoritarismo. Queste caratteristiche non scompariranno automaticamente, in forza di un regolamento o del principio stesso di eleggibilità. Ci sembra che una più seria garanzia possa risiedere nell'esistenza di una serie di altri organismi più mobili e altresì provvisori, che nascano e si moltiplichino secondo i bisogni corrispondenti ai molteplici altri bisogni umani e di altre attività. Così, nel medesimo tempo delle organizzazioni di produzione, si avranno certamente organismi di distribuzione, di consumo, di abitazione, ecc... Tutto ciò dà realmente un'immagine più ricca e fedele della complessità della vita sociale.
La difesa della Rivoluzione
Ecco come la Piattaforma tratta questo problema:
"Nei primi giorni della rivoluzione sociale, le forze armate saranno costituite da tutti gli operai ed i contadini armati, dal popolo in armi. Ma ciò si verificherà solo durante i primi giorni, quando la guerra civile non avrà raggiunto il suo punto culminante e quando i suoi combattentì non avranno ancora coordinato le loro organizzazioni militari. Dopo i primi giorni, le forze armate della rivoluzione dovranno unificarsi in un'armata rivoluzionaria, munita di un comando generale e di un piano generale di operazioni. Quest'organizzazione della difesa in lotta con la controrivoluzione, sia sul fronte esterno, sia sul fronte interno della guerra civile, si porrà sotto la direzione delle organizzazioni produttrici dei lavoratori e dei contadini e ne accetterà le direttive politiche".
In queste argomentazioni noi riscontriamo due errori, di cui uno tecnico e l'altro politico. L'errore tecnico consiste nell'affermazione secondo la quale unicamente un'armata centralizzata é capace di difendere la rivoluzione. Per evitare ogni confusione, diciamo subito che consideriamo parimenti un errore l'affermazione opposta - cioé quella secondo la quale unicamente unità isolate e locali, senza legami, possono garantire il successo della rivoluzione. Un comando troppo centralizzato che elabora un piano di azione generale può benissimo condurre alla catastrofe, azioni senza alcun coordinamento reciproco sono egualmente inefficaci. I difetti del primo sistema sono evidenti: esso non prende in considerazione le condizioni locali, la pesantezza dell'apparato, il rifiuto di ogni iniziativa locale e individuale, la tendenza del centro a considerarsi infallibile, la priorità delle specializzazioni professionali, ecc. Le carenze del secondo sistema sono ancora più evidenti.
Come risolvere il problema evitando la disfatta? Noi consideriamo, sopratutto al lume dell'esperienza russa, che l'essenziale consiste nella partecipazione armata della massa dei lavoratori, non soltanto durante i primi giorni, ma durante tutto il processo d'azione rivoluzionaria. L accento deve essere posto su formazioni locali, di "partigiani" operai e contadini, a condizione che la loro azione non resti isolata, frammentaria, ma venga coordinata in un'azione comune. Ed anche quando la situazione richiede formazioni armate più forti, l'essenziale che può più facilmente permettere alle medesime di adattarsi a qualunque cambiamento di condizioni e di profittare di qualunque occasione imprevista, non consiste nel comando centrale e nell'unità combattente.
Non bisogna dimenticare che nella rivoluzione russa, nella lotta contro le forze della reazione - Denikin, Koltchek, Wrangel, ecc. - furono sempre e sopratutto le unità partigiane che provocarono lavittoria; mentre l'armata centrale con il suo comando e con il suo piano strategico prestabilito, era sempre presa alla sprovvista e non arrivava a decidere rapidamente. L'armata rossa centralizzata giungeva molto spesso dopo la battaglia, e di solito per raccogliere gli allori. Un giorno la storia ristabilira la verità dei fatti innumerevoli contro la burocrazia e la centralizzazione militarista...
Ci si potrà chiedere: come si potrà difendere la rivoluzione sociale, senza un'armata solidamente centralizzata, di fronte a un intervento straniero? E noi rispondiamo che in primo luogo non bisogna esagerare il pericolo, giacché spesso tali spedizioni vengono da lontano e perciò con tutte le difficoltà che il fatto comporta. In secondo luogo, la Rivoluzione russa subì una serie d'interventi che furono sistematicamente liquidati, decomposti, non da un'armata centralizzata, ma da unità di partigiani, dalla resistenza attiva delle masse, dall'intensa propaganda rivoluzionaria fatta fra i soldati ed i marinai dei paesi intervenuti.
Ricordiamo infine, che un'armata centralizzata ricca di comando centrale e di piano centrale d'operazione (e di "direzione politica") ha molte possibilità di trasformarsi in un'armata controrivoluzionaria: giacché diviene, scientemente o meno, uno strumento di stagnazione, di reazione, di soffocamento della vera rivoluzione. Sappiamo che la storia ha sempre raccontato questa verità. L'ultimo esempio consiste nella Rivoluzione russa e nell'Armata Rossa.
Noi siamo sorpresi per le posizioni affermate dalla Piattaforma sul ruolo dell'esercito "difensore politico", "lottatore contro la reazione", ecc. E consideriamo che un tale apparato non può avere che un ruolo negativo per la rivoluzione sociale. II popolo armato, con il suo entusiasmo e con le soluzioni positive che esso avanza sulle questioni essenziali della rivoluzione (e in particolare sul problema della produzione) é un bastione sufficiente contro i "complotti della borghesia"; e nessun "apparato", nessuna "armata", nessuna "ceka" potrà salvare la rivoluzione, se il popolo mancherà. Sostenere il contrario é come affermare che i problemi della rivoluzione non interessano le masse ma unicamente un gruppo politico: é una concezione tipicamentente bolscevica...
Noi riteniamo, come abbiamo già detto, che lo schema proposto - organizzazione dirigente (l'Unione) che "orienta" le organizzazioni di massa (operai e contadini) che accettano la direzione politica e che, se necessario, sono appoggiate dall'armata centralizzata e disciplinata - produca un nuovo potere polidco.
L'organizzazione anarchica
Ricordiamo ancora una volta che il problema dell'organizzazione ci preoccupa e che noi consideriamo la disorganizzazione del movimento anarchico come un gran male. Siamo pertanto convinti della necessità di organizzare le forze anarchiche ed il movimento anarchico. Così come gli autori della Piattaforma, noi subordiniamo il problema organizzativo a quello ideologico. Ogni qualvolta si solleva il problema dell'organizzazione si pongono tre problemi: il problema del metodo della creazione di un'organizzazione anarchica; lo scopo e l'essenza medesima dell'organizzazione; la forma organizzativa.
II metodo di creazione d'una organizzazione anarchica. Perché e come considerare un'organizzazione anarchica? È necessario cominciare sforzandoci di comprendere le cause più importanti della disorganizzazione fra gli anarchici. Per gli autori della Piattaforma, essa é chiara e semplice: deriva dal carattere disordinato degli anarchici, dal loro sentimento d'irresponsabilità, da una carenza di disciplina. Per noi, fra le numerose cause che danno luogo allo stato di disorganizzazione del movimento anarchico, la più importante è il carattere vago e impreciso di un certo numero di idee fondamentali.
Gli autori della Piattaforma hanno parimenti coscienza di questo fatto, e parlano perciò di "contraddizioni nella teoria e nella tattica", di "esitazioni senza fine", ecc.. In fondo siamo dunque d'accordo sulla constatazione... Ma una volta ammesso ciò, esiste fra noi una divergenza di metodo circa la soluzione della questione:
Cerchiamo in primo luogo di liquidare le contraddizioni nel campo teorico, e facciamo nel medesimo tempo uno sforzo organizzativo che contribuirà certamente al lavoro ideologico. In altre parole, organizziamo le nostre forze nei processi di sviluppo e di sistemazione delle nostre idee.
Gli autori della Piattaforma non si rendono conto che essi di fatto seguono per la creazione della loro organizzazione la vecchia strada. Partono dal concetto d'una ideologia e di una tattica uniche (si tratta in genere di principi artificiali), e creano una organizzazione che é più o meno in contrasto con le altre organizzazioni che seguono in genere altri principi. Essi non comprendono però che questo vecchio cammino conduce inevitabilmente ai vecchi errori: l'esistenza non di una ma di diverse organizzazioni in conflitto, pur se tutte anarchiche. Ciascuna organizzazione pretenderà di possedere la verità e si impegnerà con le altre in una interminabile e logorante polemica, che impedirà a ciascuna di occuparsi della propaganda fra le masse e di contribuire validamente allo sviluppo del movimento anarchico in generale...
Gli autori della Piattaforma parlano della necessità di una "unità" ideologica e tattica: ma la questione consiste nel come sia possibile giungere a questa "unità". II metodo enunciato non conduce mica ad una "unità", ma al contrario rende ancora più aspri i contrasti, le discussioni, gli stessi asti nei nostri ranghi.
Giacché tale metodo si riassume nelle seguenti affermazioni: l'ideologia e la tattica degli autori della Piattaforma deve divenire senza discussioni e nello stesso tempo senza apprezzabili giusdficazioni, la "sola", "unica", "vera" teoria e tattica.
E questo non è certamente un metodo anarchico. Noi proponiamo un altro metodo. II primo passo verso una unità del movimento anarchico, un'unità profonda così come un'organizzazione seria, secondo noi, consiste nel lavoro collettivo e ideologico su una serie di problemi importanti e nella ricerca di una soluzione collettiva la più chiara possibile.
Per i compagni che temono le divagazioni intellettuali e filosofiche, precisiamo subito che non si tratta qui di problemi filosofici né di divagazioni astratte, ma di questioni d'attualità, le quali si presentano a noi e alle quali allo stato attuale noi non rispondiamo né in modo chiaro né con un contegno adeguato. Per esempio, la questione del ruolo costruttivo dell'anarchismo, la questione del compito delle masse e della minoranza cosciente, la questione della violenza, l'analisi del processo della rivoluzione sociale e il problema del periodo transitorio, la strada che conduce alla società libertaria, il ruolo delle organizzazioni operaie e contadine, dei gruppi armati, i rapporti con il sindacalismo, i rapporti fra comunismo e individualismo, il problema dell'organizzazione delle nostre forze ecc...
Come rispondere praticamente alle domande che poniamo?
Noi proponiamo il metodo della creazione in ciascun centro di un organo di stampa di larga discussione, ove ciascun problema che non sia sufficientemente chiaro... venga esaminato in tutti i suoi aspetti, da compagni di concezioni parimenti diverse. La necessità di un tale organo di stampa, come la discussione orale, ci sembrano assolutamente necessari... pergiungere alla "unità idelogica", alla "unità tattica" e ad una possibile organizzazione.
Vi sono compagni che si rifiutano di utilizzare un organo di discussione e che preferiscono una serie di pubblicazioni diversamente orientate. Noi preferiamo un solo organo di stampa a condizione che esso permetta ai rappresentanti di tutte le opinioni e di tutte le tendenze anarchiche di esprimersi, di definire, di abituarsi a coabitare... Una discussione larga e tollerante dei propri problemi, su uno stesso mezzo, creerà il terreno d'intesa non solo fra gli anarchici, ma anche fra le diverse concezioni espresse. Giacché l'intesa ideologica e l'avvicinamento organizzativo devono camminare di pari passo.
II ruolo e il carattere delle organizzazioni anarchiche. La questione del ruolo e dello scopo di una organizzazione é una questione fondamentale. D'altra parte, gli scopi di un'organizzazione sono determinati in genere dalla forma dell'organizzazione medesima. Gli autori della Piattaforma attribuiscono come missione all'organizzazione anarchica la direzione delle masse, degli avvenimenti, dei sindacati e delle altre organizzazioni. Noi riteniamo che aggiungendo alla parola "dirigere" (o "orientare") la parola "ideologicamente" non cambia nulla... giacché questa posizione di base degli autori della Piattaforma scaturice dalla loro concezione di un partito disciplinato come forma di organizzazione...
Noi abbiamo avuto l'occasione di precisare già la nostra posizione su questo punto: rifiutiamo ogni idea secondo cui anarchici devono dirigere le masse, ecc., e riteniamo che il ruolo sia solo quello di una collaborazione ideologica, come partecipazione ed aiuto alle masse, per contribuire modestamente alla loro azione sociale... E abbiamo già precisato i termini della nostra opera, consistente nella parola scritta e orale, nel lavoro rivoluzionario di propaganda, nel lavoro culturale, nell'esempio concreto e vivente, ecc.
La forma dell'organizzazione anarchica. Su questo problema le contraddizioni, le mezze confessioni, le esitazioni nel linguaggio degli autori della Piattaforma sono sintomatiche. Senonché, malgrado le numerose precauzioni, la loro concezione appare come una concezione tipica di partito: il Comitato Esecutivo dell'Unione Generale degli Anarchici deve fra l'altro assumere la guida ideologica e organizzativa di ciascuna particolare organizzazione secondo la linea generale ideologica e tattica dell'Unione. E nello stesso tempo la Piattaforma proclama la sua fedeltà al principio federalista, in stridente contrasto con la precedente affermazione, dato che federalismo significa autonomia alla base...
Una certa unità ideologica e tattica é evidentemente necessaria fra le organizzazioni. Ma come, con quali mezzi ed in qual senso? Su questo problema riteniamo utile citare la soluzione dell'organizzazione anarchica ukraina "Nabat" alla Conferenza di Kursk: "organizzazione anarchica armonica, nella quale l'unione non ha un carattere formalista, ma nella quale i membri sono riunid da comuni concezioni degli scopi e mezzi".
Gli autori della Piattaforma cominciano con l'affermare "l'anarchismo è sempre stato la negazione di un'organizzazione centralizzata"; ma più oltre essi espongono dettagliatamente lo schema di un'organizzazione perfettamente centralizzata, con Comitato Esecutivo che ha la funzione di vegliare sull'orientamento ideologico e organizzativo delle diverse organizzazioni anarchiche, che a loro volta devono fare lo stesso con le associazioni sindacali degli operai ecc...
Dov'è il proclamato federalismo? Non manca che un passo verso il bolscevismo, un passo che gli autori della Piattaforma non osano fare. Per i compagni russi, l'analogia fra i bolscevichi e gli "anarchici della Piattaforma" è d'una evidenza sbalorditiva. Proprio nulla è cambiato se l'organizzazione suprema del partito anarchico si chiama Comitato Escutivo e non Comitato Centrale del Partito. Ed anche se noi lo chiamiamo Segretariato confederale, ciò che più importa e lo caratterizza è sopratutto lo spirito del suo lavoro: non potrebbe essere che un organo tecnico, di coordinamento, di aiuto, di informazione fra i diversi gruppi di base e le diverse federazioni.
Concludendo, i soli punti originali della Piattaforma sono: un revisionismo che si proietta verso il bolscevismo, ed un'accettazione del periodo transitorio. Sul resto dell'esposizione, la Piattaforma non presenta nulla d'originale. Per i compagni degli altri paesi ciò è meno evidente, giacché il materiale sulla Rivoluzione russa e sull'anarchismo in Russia è ancora insufficiente e limita perciò la conoscenza dei compagni su questi stessi avvenimenti. È quindi possibile che qualcuno di essi accetti l'interpretazione della Piattaforma.
Ciò nonostante noi pensiamo che il fenomeno non può essere che un fenomeno passeggero. Da una parte, pur accettando le affermazioni della Piattaforma, il risultato non potrà alla lunga essere positivo. D'altra parte, approfondendo la loro conoscenza degli avvenimenti della Russia, la maggioranza dei compagni comprenderà meglio le prospettive della Piattaforma. Noi siamo quindi convinti che la discussione sulla Piattaforma permetterà l'eliminazione di un certo numero di malintesi. Bisogna però separare ciò che è essenziale da ciò che è secondano. Gli autori della Piattaforma mettono in merito le mani avanti, annunciando che nel loro documento possono esservi delle carenze che saranno superate nel corso del dibattito. Ma ci sembra chiaro che non si tratta di qualche insufficienza, di alcuni casi particolari: si tratta dell'idea base della concenzione fondamentale, dello spirito di lavoro che sono per noi del tutto inaccettabili.
Parigi, aprile 1927
Réponse de quelques anarchistes russes a la Plateforme d'organisation, oevres internationales d'editions anarchistes, Librairie internationale, Parigi, 1927, pp. 39.
Riprodotto qui, in traduzione italiana, solo l'estratto del documento apparso nel ciclostilato del gruppo "Noir et Rouge",
Plateforme d'organisation, Parigi, 1968, pp. 14-22
Source: "Piattaforma organizzativa dei comunisti-anarchici" e dibattito all'epoca, O.R.A., 1977
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