Manifesto comunista anarchico
1a Sezione Italiana
aderente alla Federazione Internazionale Comunista Anarchica
Nota del webmaster: Il periodo dopo la Rivoluzione russa fu uno di grandi cambiamenti per gli anarchici, molti dei quali dovettero sfuggire regimi oppressivi. Un contributo ai dibattiti dell'epoca fu la "Piattaforma d'organizzazione dell'Unione generale degli anarchici - Progetto" redatta da un gruppo di esuli russi a Parigi. In seguito alla sua pubblicazione, "alcuni militanti anarchici italiani che già avevano iniziato autonomamente un processo di critica e di ricerca di una nuova strategia rivoluzionaria, aderiscono al programma della Plate-forme che, dal nome di uno degli estensori, diverrà nota come teoria arscinovista. Basandosi sul concetto dell'internazionalismo come base reale dell'esistenza di ogni organizzazione anarchica costoro aderiscono pertanto alla Federazione internazionale comunista anarchica, costituendone la 1a Sezione italiana." (1) Il documento sottostante, redatto negli ultimi anni '20, è il Manifesto di questo gruppo italiano, in cui militava Giuseppe Bifolchi che successivamente sarà costretto a lasciare la Francia, rifugiandosi in Belgio dove fonderà il mensile "Bandiera Nera". Gli anni della Rivoluzione spagnola vedranno Bilfolchi combattere come comandante della Colonna italiana.
Manifesto comunista anarchico (2)
I comunisti-anarchici sono unanimi nell'affermare che il principio di autorità sul quale si basano le istituzioni odierne è la causa fondamentale di tutti i mali sociali, ed è perciò che essi restano oggi, domani e sempre i nemici irriducibili dell'autorità politica: lo
Stato, dell'autorità economica: il Capitale, dell'autorità morale e intellettuale: la
Religione e la
Morale ufficiale.
Breve: i comunisti-anarchici sono contro tutte le dittature derivanti dal principio politico, economico, scientifico o religioso; per contro essi sono partigiani sinceri di un'organizzazione sociale il cui meccanismo riposi sull'associazione libera dei produttori e dei consumatori a fine di meglio soddisfare i molteplici bisogni della nuova società.
Essi sono comunisti perché dopo aver esaminata attentivamente la questione sociale in tutte le sue parti sono del parere che solamente una società basata sul comunismo libertario potrà garantire a ciascuno dei suoi membri il massimo di benessere e libertà.
Essi sono rivoluzionari, non per fanatismo di bagliori sanguigni, ma perché constatano che le riforme sono illusorie e alla mercé dei capricci dei governanti, i quali anche se democratici, sono azionati da forze finanziarie dispotiche palesi ed occulte di essenza reazionaria persuasi che solamente la Rivoluzione anarchica potrà por termine al governo e allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Essi sono individualisti non nel senso di una super-stima individuale che comunque mascherata non è che autoritarismo, ma perché essi sono partigiani del comunismo appunto per garantire ad ogni singolo il massimo dell'espansione fisica, intellettuale e morale.
Essi sono educazionisti, perché ritengono che la Rivoluzione sarà tanto più prossima e andrà tanto più lontano quanto più sarà il grado di educazione sociale rivoluzionaria di ogni individuo, - convinti che la Rivoluzione sarà il prodotto logico naturale dell'esplosione su vasta scala del rivolta collettiva resa cosciente da un'auto-comprensione dell'ingiustizia dell'attuale assetto sociale della società capitalista. Un tal genere di educazione esclude quella fine a se stessa contemplativa, fatalista e passiva.
Programma sociale
II comunismo anarchico, condizione indispensabile per realizzare una società senza sfruttatori né sfruttati, è basato sulla libera cooperazione degli individui per soddisfare reciprocamente i loro bisogni economici, intellettuali e morali, poiché è giusto che appartenga alle organizzazioni nate nel seno della classe lavoratrice di regolare il funzionamento sociale all'indomani della Rivoluzione.
Inspirandosi della formazione e dello sviluppo di numerose e sempre crescenti associazioni in tutti campi dell'attività umana, i comunisti-anarchici constatano che lo spirito d'associazione e di federalismo è sempre più predominante per il fatto che il centralismo politico come economico risponde ogni giorno più mediocremente alle nuove esigenze del progresso tecnico, scientifico e sociale.
Incoraggiati da una simile tendenza libertaria, i comunisti-anarchici restano partigiani di un'organizzazione sociale sfociante nella Comune, agglomerazione demografica locale abbastanza vasta per poter efficacemente praticare la solidarietà sociale organizzando la produzione in modo razionale e tenendo conto in ogni suo atto della libertà inviolabile degli individui e delle associazioni.
La Comune libertaria, intesa come la intendono i comunisti-anarchici, non è un'edizione degli attuali consigli municipali né la produzione in miniatura di un qualsiasi governo, ma un patto morale e materiale che unisce gli abitanti di un dato territorio per un'opera comune nel campo economico, intellettuale e morale onde permettere ad ogni individuo, a qualunque sesso ed età esso appartenga, il diritto alla libertà ed al benessere naturalmente adeguato alle possibilità della produzione.
Le relazioni fra le Comuni possono praticarsi senza l'intervento inutile e nocivo dei poteri centrali, come pure quelle internazionali e nazionali, edotti che il federalismo è una condizione primordiale per salvaguardare il principio di libertà sui quali risiederà la nuova società comunalista.
Senza voler entrare in dettagli lunghi e fastidiosi e quasi sempre annientati dalla realtà del domani, i comunisti-anarchici ritengono sufficiente, come parte sostantiva del loro programma ricostruttivo del pre-Rivoluzione, di attenersi alle linee generali della Comune libertaria basata sulla cooperazione federalista o soviettista: soviettista nel senso della decentralizzazione e come emanazione spontanea e cosciente della capacità tecnica e politica della classe lavoratrice.
Organizzazione
Le coalizioni proletarie per la difesa e l'offesa contro i poteri costituiti i quali hanno per fine specifico il mantenimento dell'attuale stato di sfruttamento e di oppressione non datano da oggi, ma esse sono il risultato naturale di una secolare dolorosa esperienza in quanto la rivolta individuale apprezzabile sempre per il coraggio, la nobiltà e lo spinto di sacrificio dell'iconoclasta non può in nulla intaccare gli organismi dell'oppressione solidamente organizzati e non approda mai a nessun miglioramento o trasformazione sociale.
Così, i comunisti-anarchici, non si accontentano di proclamare la bontà dei loro principi libertari, ma bensì essi si coalizzano in gruppi, in federazioni, in unioni nazionali e in quella internazionale per meglio resistere e realizzare il fronte unico morale e materiale contro i poteri della repressione e dello sfruttamento e per provocare in un prossimo avvenire l'epilogo vasto, tragico e doloroso di questa ininterrotta guerra di classe, la Rivoluzione libertaria, per la scomparsa definitiva di tutte le classi.
La storia e la cronaca sono rigurgitanti di esempi nei riguardi della repressione esercitata sempre e dovunque e dai governi di non importa quale divisa contro tali coalisioni, ma il solo fatto che esse abbiano costituito e costituiranno il bersaglio unico, costante e maggiore della violenza capitalista incoraggia i comunisti-anarchici a persistere nella loro via, la buona e la sola capace di canalizzare le forze dello sfruttamento verso la Rivoluzione emancipatrice.
Certamente, a proposito di organizzazione, i comunisti-anarchici della presente generazione sono unanimi nel riconoscere che fin qui i loro predecessori han fatto ben poca cosa per realizzarla in ragione della reazione aspra e continua di cui essi erano vittime e la mancanza all'anarchismo di una unità ideologica suscettibile di realizzare quella organica - senza di che malgrado il disgusto popolare per la commedia parlamentare e la decomposizione innegabile del bolscevismo, l'anarchismo sarà incapace a farsi breccia nel cuore della massa lavoratrice, la sola qualificata a concretizzare la Rivoluzione.
Ma dopo la guerra, il fascismo e soprattutto l'insegnamento doloroso della Rivoluzione russa del 1917-19 dove l'anarchismo malgrado il suo sviluppo intellettuale considerevole e i suoi innumerevoli sacrifizi, in ragione della sua disorganizzazione cronica, nel programma ricostruttivo e spesso anche in quello demolitivo secondo le affermazioni circostanziate dei libertari più in vista e considerati del movimento russo, non ha avuto che un compito di secondaria importanza dal punto di vista sociale, - tra i comunisti-anarchici di tutti i paesi comincia a farsi strada un'idea concreta della necessità e dei fini dell'organizzazione anarchica, basata su di un principio ideologico e tattico unico e universale, escludendo le reluttanze che sanno troppo di bizantinismo e certe riserve ideologiche e tattiche che sono la caratteristica più marcata della democrazia borghese socialistoide.
Che tale tendenza si sviluppi e trionfi, poiché per un maggior sviluppo dell'anarchismo inteso come corrente di liberazione e emancipazione popolare è lecito attendere che i comunisti-anarchici sapranno e potranno opporre alle coalisioni autoritarie una coalisione libertaria forte, tenace omogenea nel programma di demolizione e di ricostruzione come nella tattica.
Solo così essi potranno aver diritto di cittadinanza fra la massa di lavoratori la quantità dei quali ingannati dalle menzogne quotidiane della stampa borghese e da certa demagogia rivoluzionaria continuano a sconoscere, misconoscere e magari disprezzare l'ideale per il quale tanti di essi hanno sacrificato e sacrificheranno la vita, la liberta e il quieto vivere.
La 1a Sezione Italiana aderente alla Federazione Internazionale Comunista Anarchica
Note:
(1) A. DADÀ, L'anarchismo in Italia: fra movimento e
partito, Milano 1984.
(2) II manifesto si trova in IISGA, Fondo U. Fedeli, b. 175, ora in A. DADÀ,
op.cit.
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