Su un progetto di organizzazione anarchica

Luigi Fabbri


Considerazioni generali

Con un vivissimo senso di simpatia, ho letto il progetto di "Piattaforma di organizzazione" anarchica, che un gruppo di compagni russi ha pubblicato l'anno scorso in Parigi e costituì tempo addietro motivo di polemiche appassionate fra gli anarchici dei diversi paesi. Alla prima impressione mi sembrò che non ero in disaccordo in molti punti, tanto vi trovai molte verità dolorose indiscutibilmente illuminate nel progetto. Traspare da tutto il progetto stesso una volontà cosi ardente di fare, di operare per il bene della causa, che lascia sedotti.

Tutto questo non costituisce certamente poco merito per gli autori della "Piattaforma": la quale poi acquista una importanza grande per altra ragione: che mette sul terreno della discussione una quantità di problemi inerenti al movimento anarchico, al posto degli anarchici nella rivoluzione, alla organizzazione dell'anarchismo nella lotta, eccetera, che devono essere risolti, altrimenti la dottrina anarchica non continuerà a rispondere alle esigenze crescenti della lotta e della vita sociale del mondo contemporaneo.

Se non sbaglio, malgrado tutte queste constatazioni favorevoli, non mi pare che il progetto proposto dai compagni russi possa essere accettato da un'organizzazione anarchica qualunque un po' importante, sia perché contiene, nella mia opinione, errori che hanno poca importanza se restano nell'ambito dell'opinione personale, e discutibile, di qualche compagno, e perché può convertirsi in motivo di serie deviazioni per il movimento anarchico se sono portati all'organizzazione e assumano un valore programmatico.

Come base programmatica di un'organizzazione, la "Piattaforma" è troppo ideologica e poco pratica. Su una quantità di problemi - come la lotta di classe, la democrazia, lo Stato, il periodo transitorio rivoluzionario, il sindacalismo, ecc. - stabilisce punti di vista assiomatici, alcuni giusti, altri erronei, però sui quali l'opinione si può dire che varia da compagno a compagno; sul quale un giudizio unanime o anche solamente vasto è quasi impossibile, ma è anche inutile per gli effetti pratici dell'organizzazione. L'importante è l'obiettivo concreto e positivo dell'Anarchismo che bisogna realizzare; l'importante è quello che si deve e che si vuole realizzare, nel terreno dei fatti, indipendentemente dalle dottrine e ideologie con che si può giustificare o valorizzare la propria azione. Ebbene, nella "Piattaforma" mi sembra che si conceda troppo poco posto a questa parte realista e volontarista, proprio come un progetto programmatico.

Ma io non voglio prolungarmi troppo in una critica alla "Piattaforma" come base programmatica di una organizzazione. Credo che i medesimi proponenti non insistono e sono disposti a lasciarla da parte per cercare una base più concreta e più capace di unire. Fra l'altre cose, in effetti, la "Piattaforma" tenderebbe come conseguenza a lasciar fuori dall'organizzazione anarchica non soltanto gli individualisti e antiorganizzatori, che non potrebbero entrare a far parte in essa per la contraddizione che non lo consente, ma anche non pochi anarchici-comunisti e organizzatori, compreso qualcuno, come me, che da tanti anni sto sostenendo la necessità di un'organizzazione anarchica e tentando l'esperimento.

V'è tutta una parte della "Piattaforma", che trovo buona, completamente approvabile, soprattutto tendente a dimostrare la necessità dell'organizzazione anarchica, e di uscire da questo terreno del vago e indeterminato per realizzare l'organizzazione come fatto concreto, permanente ed esteso nel più vasto campo possibile. Così sono esatte molte critiche al nostro movimento passato e presente e molte constatazioni dolorose, come è giusta ed importante l'esposizione di alcuni dei problemi di organizzazione anarchica immediata. Su questa parte, appunto perché vi è l'accordo, non è necessario prolungarci. Neanche voglio occuparmi di certi aspetti della "Piattaforma" cui personalmente convengo, però sul quale vi è tuttavia dissentimento fra molti compagni; poiché si tratta di argomenti molto secondari e non essenziali per il movimento pratico dell'Anarchismo.

Esaminerò, invece, soltanto le parti della "Piattaforma" che mi sembrano erronee o nelle quali credo scoprire il germe dell'errore; e lo farò, non già tenendola presente come progetto di una organizzazione concreta da realizzare, ma come una semplice esposizione di idee con carattere personale o di gruppo, come se avessi sotto gli occhi uno qualunque dei nostri opuscoli di teoria e di propaganda.

Unità e varietà

Il punto di partenza della "Piattaforma" esposto nell'introduzione del compagno P. Arscinov, è giusto. Constata che il movimento anarchico si è devastato, sterilizzato in gran parte per la "febbre gialla della disorganizzazione". L'esperimento nel seno della rivoluzione russa è stato da questo punto di vista, interamente decisivo.

Un amico nostro, italiano, che ha vissuto qualche tempo in Germania e in Russia immediatamente dopo il periodo rivoluzionario (1), mi diceva che è impossibile seguitare ad essere anti-organizzatori e individualisti dopo essersi dati conto degli esperimenti fatti in quei posti. Egli stesso, che nel passato ha appartenuto alla corrente individualista dell'anarchismo, finì per convincersi di questo.

In effetti Arscinov nota che "nel corso della rivoluzione russa il movimento libertario manifestò una certa confusione e spezzettamento delle sue forze; ed è appunto questo che gettò alcuni militanti anarchici in braccio ai bolscevichi. Ed è la medesima causa che fa rimanere in una certa passività alcuni altri..." (2). La conclusione, intanto, della necessità di una organizzazione anarchica è pienamente giustificata ed è interamente giusta.

Nonostante, dall'introduzione si avverte che lo spirito che informa la "Piattaforma" contiene in effetti un esclusivismo eccessivo, tendente a porre fuori del movimento anarchico tutte le correnti non solo pratiche ma ideologiche che non concordano con essa. Vi sono affermazioni, anche, che meritano essere sviluppate maggiormente, poiché così come sono danno un'impressione sfavorevole, come per esempio, quando si patrocina una "unità rigorosa" di partito, una unità di ideologia e di "strategia". È vero, tra l'altro, che il metodo dell'anarco-sindacalismo non risolve la questione dell'organizzazione dell'anarchismo; ed anch'io sono contrario alla parola e al concetto significato da questo "anarco-sindacalismo", che è ancora diffuso in Russia, in Germania e, quantunque un po' diverso, nell'America del Sud. Se non erro, escludere da un'organizzazione generale anarchica tutta questa corrente dell'Anarchismo, sarebbe, secondo le mie opinioni, un grave errore: si giungerebbe a fare di essa un movimento estraneo ed avverso, mentre non è altro in realtà che una corrente interna, che potrà molto bene coesistere con la nostra che preferisce chiamarsi semplicemente "anarchica".

Questo l'abbiamo constatato in Italia nel 1919-1920, e in seno all'Unione Anarchica Italiana, dove gli elementi anarchici di tendenza sindacalista erano perfettamente al loro posto e cooperavano attivamente e proficuamente al movimento di tutta l'Unione, malgrado il dissenso su alcune questioni particolari riferendosi all'azione sindacale e al posto assegnato a questa nel movimento generale. Nel congresso, nella stampa, si tenevano generalmente discussioni in merito; però alla fine si trovava sempre un punto d'accordo per continuare a lottare in comune dentro i quadri della stessa organizzazione.

Così, è ben vero che non è possibile vivere praticamente nella stessa organizzazione con gli individualisti, che stanno molto più lontani da noi che i sindacalisti-anarchici; però non per questo l'ideologia individualista deve essere scartata del tutto. Al contrario, alcuni principi sulla rivendicazione del diritto dell'individuo, sull'autonomia individuale e di gruppo, sono comuni lo stesso a noi, organizzatori, e non riconoscere questo sarebbe un principio di deviazione. Così, l'affermare che è necessario organizzarsi e stare praticamente divisi da tutti quelli che negano l'organizzazione generale e permanente, e considerare tale anarchismo abbastanza difettoso dal punto di vista dei principi, non deve condurci a giudicare i suoi partigiani come non anarchici, né impedirci (quando si presenti l'occasione) un interscambio possibile di solidarietà e cooperazione con essi.

Non conosco bene il programma di quel gruppo di compagni russi che ci parla di una "sintesi" anarchica. Però se il suo concetto è che l'anarchismo sarà, in certo modo, anche individualista e sindacalista, non in un senso dottrinario esclusivista, ma nel senso pratico che gli anarchici credono utile l'azione sindacale e necessaria la difesa della libertà dell'individuo onde ottenere la massima autonomia possibile in armonia con la libertà di tutti gli altri individui, tale concetto mi sembra molto giusto ed abbastanza vicino al nostro, malgrado la difettosità delle formule.

Quando ci si parla di una "Unione Anarchica Generale" non dobbiamo certamente spaventarci delle parole; piuttosto per le idee da esse espresse, che non ci sembrano buone. Però a condizione che non si possa pretendere che una organizzazione che si è data tal nome possa rappresentare tutta la "generalità" degli anarchici, e escluda da essa generalità quelli che non appartengono a tale organizzazione, che in realtà sarebbe sempre "particolare" e non generale.

Noi, che vogliamo organizzare per la propaganda e la lotta quanti anarchici è possibile, che sono d'accordo sopra fini determinati e determinate forme d'azione, dobbiamo allontanarci dal pericolo di prendere la nostra "parte" per il tutto; di essere ingiusti verso gli altri che non sono d'accordo con noi, pretendendo rappresentare - noi che siamo una parte, quantunque la più grande dell'Anarchismo - tutto l'Anarchismo. Dobbiamo evitare questo errore esclusivista in cui sono caduti i partiti socialisti e rivoluzionari autoritari che, una volta stabilito un programma e una organizzazione propria hanno dogmatizzato che fuori dei loro quadri non v'è salvazione, vale a dire, non v'è nessun'altro socialismo o rivoluzionarismo possibile.

Se vi fosse soltanto un solo anarchico dissidente e fuori della nostra organizzazione questa non potrebbe rappresentare tutti gli anarchici. Quantunque questo abbia praticamente poca importanza, è una questione di principio che non dobbiamo dimenticare noi anarchici che non crediamo in nessuna virtù intrinseca delle maggioranze o delle minoranze soltanto perché son tali, e che a quelle e queste neghiamo il diritto di subordinare ai propri fini la volontà di quanti, pochi o molti non importa, sono estranei ad essa.

Alcuni errori: Organizzazione operaia e gruppi anarchici

Una parte erronea della "Piattaforma" mi pare quella che fa della "lotta di classe" quasi la caratteristica principale dell'anarchismo, riducendo ai minimi termini il suo significato umano e il suo obiettivo umanitario.

Con l'espressione "lotta di classe" si comprende un nucleo di teorie che possono anche essere approvate dagli anarchici, però che non sono forzosamente anarchiche. In effetti, sono comuni ad alcune altre scuole del socialismo specialmente a quella marxista e bolscevica. Non è ora il caso di discutere se è vero o no che tutta la storia umana sia determinata dalla lotta di classe: è una questione scientifica o di filosofia della storia che non affligge eccessivamente l'anarchismo, il quale seguirebbe il suo cammino tanto se quella teoria fosse giusta come se fosse falsa. La caratteristica principale dell'Anarchismo è la negazione di ogni autorità imposta, di ogni governo; è l'affermazione della vita individuale e sociale organizzata su basi libertarie.

Però l'anarchismo è sopratutto umano, intanto che sulla distruzione delle divisioni di classe e caste vuole realizzare (secondo l'espressione di Bakunin) l'Umanità, realizzarla tanto nell'individuo come nella società. La lotta di classe è un fatto, che né gli anarchici, né alcun altro uomo con la testa sulle spalle può negare; e in questa lotta gli anarchici staranno con le classi oppresse e sfruttate contro le classi dominanti e sfruttatrici. Pertanto, la lotta di classe operaia contro il capitalismo corrisponde ai metodi e alle forme dell'azione rivoluzionaria dell'anarchismo, con l'obiettivo di espropriare la classe capitalista, e l'espropriazione dev'esser fatta a beneficio di tutti gli uomini, in modo che gli uni cessino di essere sfruttati e gli altri sfruttatori, e che tutti si accordino volontariamente per produrre in comune e consumare assieme secondo i propri bisogni il frutto del lavoro comune.

In questo senso si potrebbe sostenere che gli anarchici sono "contro la lotta di classe", dato che essi portano in questa lotta dei lavoratori contro il capitalismo l'obiettivo di porre fine alla lotta di classe per sostituirla con quella della cooperazione umana. È meglio, poi, non ingombrare la nostra propaganda con formule che si prestano ad equivoci e potrebbero essere interpretate, dato l'uso che se ne fece fino ad oggi, in un senso contrario all'Anarchismo.

Storicamente mi sembra inesatto parlare di Anarchismo come d'un "ideale di classe": la classe operaia è quella che ha più di tutti l'interesse a che l'idea di libertà in senso anarchico trionfi; e, per conseguenza, noi anarchici ci rivolgiamo specialmente ai nostri fratelli operai fra i quali sappiamo di poter trovare il maggior numero di compagni; e di fatto la gran maggioranza, anzi possiamo dire la quasi totalità degli anarchici sono operai. Però questo non significa né che l'obiettivo dell'anarchismo è esclusivamente operaistico, né che il trionfo della classe operaia debba necessariamente condurre all'Anarchia. È bene persuadersi che, se non erro, vi è fra i proletari una sia pur minima parte delle tendenze malsane alla prepotenza, all'autorità e al servilismo che esiste nella classe borghese; e la vittoria dei primi, se la nostra volontà anarchica non sa prevedere a tempo, potrebbe riservarci nuove forme di dominazione in nessun modo desiderabili. L'esempio della Russia può insegnarci qualche cosa.

L'Anarchismo è, poi, un'idea umana, ed è l'idea di tutti quelli, senza eccezione, che vogliono distruggere ogni forma di autorità violenta e coercitiva dell'uomo sull'uomo. Subordinare quest'idea a qualsiasi pregiudizio di classe - sia il vecchio pregiudizio borghese, sia il più recente pregiudizio operaista - significherebbe diminuirla e preparare in realtà una psicologia pericolosa che faciliterebbe la formazione, attraverso la rivoluzione, di una nuova dominazione di classe.

Le masse operaie, nella gran maggioranza tuttavia non anarchiche, hanno tendenze multiple, buone e cattive, autoritarie e libertarie, servili e ribelli; per se stesse non costituiscono una forza creatrice in un senso determinato, e molto meno libertario. Ciò potranno essere, intanto che gli individui che la compongono si evolvono coscientemente anarchici e la propaganda anarchica sviluppa in esse e aumenta le tendenze libertarie, combattendo e atrofizzando le contrarie. Però allora le masse sono "forze creatrici e liberatrici" intanto che sono anarchiche e nella misura che lo sono, e non perché sono operaie.

Su questo si può essere d'opinione distinta fra gli anarchici - questo è naturale - però siccome si tratta di un giudizio teorico e storico discutibile, è perfettamente inutile dogmatizzarlo in un senso o in un altro. Per gli effetti della lotta anarchica e dei suoi risultati, è sufficiente dire che gli anarchici partecipano nella lotta delle classi sfruttate contro il capitalismo, per l'abbattimento del suo potere e per la sua totale espropriazione. Su ciò siamo tutti d'accordo, senza distinzione: sul resto possiamo discutere, però non facciamo di esso l'argomento d'una vera e propria divisione di partito.

Ciò che non ho ben compreso nella "Piattaforma" è il fatto delle relazioni fra movimento anarchico e movimento operaio, fra l'organizzazione anarchica sulla base delle idee e l'organizzazione sindacale sulla base degl'interessi economici.

Bisogna realizzare - si dice - una certa organizzazione anarchica delle masse; e per realizzarla è necessario da un lato l'aggruppamento selezionato delle forze rivoluzionarie operaie e contadine sulla base dell'idea anarchica; e, dall'altro l'aggruppamento degli operai e contadini rivoluzionari sulla base della produzione e del consumo, però anch'esso "penetrato di ideologia dell'anarchismo rivoluzionario". Ma allora non viene ad essere un duplicato inutile?

0 si è partigiano dell'organizzazione sindacale aperta a tutti i lavoratori, e per tanto, senza un programma ideologico determinato, nel cui seno gli anarchici esercitano la propria funzione di animatori e propulsori nel senso libertario, col fine di farla evolvere di fatto ogni volta più libertaria e rivoluzionaria, però senza pretendere che accetti a priori e ufficialmente il nostro credo; - e allora resta il posto, a suo lato, per un movimento specifico degli anarchici come tali. Oppure, ad esempio degli anarchici della repubblica Argentina e degli anarco-sindacalisti della Germania e della Russia, tutte le funzioni del movimento e della propaganda anarchica si trovano in una organizzazione sindacale con il programma, la tattica e la ideologia dell'anarchismo: - e allora l'esistenza delle aggruppazioni specifiche anarchiche sarebbe un inutile duplicato senza una missione propria precisa.

Il fatto che, qua e là, nella "Piattaforma" si parla di una "situazione dirigente" o di una "funzione dirigente" degli anarchici nel seno del movimento proletario potrebbe lasciar pensare a qualche altra cosa: vale a dire che gli anarchici devono costruire, in certo modo, una specie di casta dirigente più o meno larvata sopra il movimento operaio, come sono i partiti socialdemocratici nell'Europa occidentale e in America, o come il partito bolscevico in Russia; e allora sarebbe altra cosa che costituirebbe, secondo la mia opinione, una deviazione in contrasto con l'anarchismo, sebbene in apparenza in beneficio del partito anarchico. Vale a dire sarebbe più o meno dissimulata, una specie di dittatura anarchica sul proletariato non anarchico o soltanto tendenzialmente libertario.

Una vera contraddizione in termini.

È vero che gli autori della "Piattaforma" dicono che si tratterebbe di una direzione da esercitarsi solo con l'influenza di idee. Però per quest'influenza non v'è necessità di una terza concezione delle relazioni fra anarchismo e proletariato militante. Le due concezioni specificate più sopra l'ammettono e la rendono possibile alla stessa misura. La concezione proposta dalla "Piattaforma" non aggregherebbe nulla seppur non fosse un equivoco; il quale può far temere che la direzione spirituale si interpreti ed acquisti le forme di una direzione di fatto, che oserebbe una divisione anti-anarchica fra elementi direttivi in minoranza e massa diretta in maggioranza. Le masse avrebbero tutto il diritto a diffidare, malgrado le affermazioni contrarie di quelli che vogliono officiare da dirigenti e quasi da "stato maggiore" loro.

In altra maniera non potrebbe spiegarsi la differenza che la "Piattaforma" stabilisce fra organizzazione di masse penetrate di ideologia anarchica e organizzazione anarchica propriamente detta. Differenza che nell'atto pratico non potrebbe essere precisata, poiché nulla può stabilire il grado di anarchismo della prima in comparazione con la seconda, come per sanzionare la legittimità della "direzione" o preminenza della seconda sulla prima.

Può darsi che l'intenzione degli autori della "Piattaforma" non sia l'espressione su esposta; che talvolta, ripeto, non ho potuto bene comprenderne il pensiero. Spesso il suo linguaggio dà al lettore quest'impressione. E, d'altra parte, escludendo il senso su indicato, la sua concezione non ha nulla di originale e può entrare tanto in quelle dei partigiani del sindacato aperto a tutti come in quella degli anarchici sindacalisti, ma più prossima alla prima che alla seconda.

Un po' della causa del malinteso e dell'equivoco, risiede nell'adottare la fraseologia "lotta di classe" e "sindacalismo" che gli autori della Piattaforma non si decidono a mettere da un lato come difettosa e confusionista qual'è veramente.

Della lotta di classe ho già parlato. Sul sindacalismo, quantunque essi non danno a questa parola altro che un significato di movimento operaio rivoluzionario di classe, ma delle forme della lotta rivoluzionaria, se non sbaglio è impossibile fare astrazione di tutto quello che questa parola ha significato specialmente in Italia, negli ultimi 25 anni: dal sindacalismo riformista a quello fascista, attraverso tutte le deviazioni ed equivoci dello stesso sindacalismo rivoluzionario teorico o pratico. E questo non in Italia soltanto...

 

Articolo originariamente pubblicato ne "Il Martello" di New York, il 17 e il 24 settembre 1927 e contenuto in "'Piattaforma organizzativa dei comunisti-anarchici' e dibattito all'epoca" nella serie "storia-documenti" dell'Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica, Bari, 1977.

Note:

(1) Si tratterebbe di Ugo Fedeli.
(2) Dall'Introduzione alla "Piattaforma Organizzativa dell'Unione Generale degli Anarchici"


Source: Federazione dei Comunisti Anarchici

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